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L’“IO” E IL “NOI”

Lunedì, 21 ottobre 2024

O Dio dei miei padri, io ti lodo e ti ringrazio, perché mi hai dato saggezza e forza, e mi hai fatto conoscere quello che ti abbiamo domandato, rivelandoci il segreto che il re vuol conoscere (Daniele 2:23)

Il nostro testo riporta il ringraziamento di Daniele per la risposta divina alla preghiera sua e dei suoi amici di ricevere la rivelazione del segreto che tormentava il re e che aveva innescato una serie di eventi che metteva a rischio la loro incolumità.

In queste poche righe emerge una caratteristica di Daniele che lo rende un esempio di amicizia, fratellanza e comunione spirituale.

Come anche in altre occasioni, il profeta aveva preso l’iniziativa di chiedere tempo al re, con la ferma fiducia che Dio li avrebbe liberati da morte sicura.

Come in altre occasioni, Daniele aveva coinvolto i suoi amici nella scelta di fede, incoraggiandoli a pregare insieme e ottenendo la risposta di Dio, che gli aveva rivelato il significato del sogno, di notte, in visione.

Come si esprime il profeta nel ringraziare il Signore?

O Dio dei miei padri, io ti lodo e ti ringrazio, perché mi hai dato saggezza e forza, e mi hai fatto conoscere quello che ti abbiamo domandato, rivelandoci il segreto che il re vuol conoscere.

Daniele, dunque, passando dalla prima persona singolare (io) alla prima persona plurale (noi) dimostra che, sebbene la sua determinazione, la sua fede e – in un certo senso – la sua leadership, avessero contribuito a quel “successo”, egli era saldamente unito alla comunione spirituale con i suoi compagni.

Possiamo notare quanto l’azione di Daniele somigli al “sentimento di Cristo” che ci deve ispirare ogni giorno a non fare nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, a stimare gli altri superiori a noi stessi, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

Signore aiutami ed aiutaci a realizzarlo!