Lunedì, 4 Novembre 2024
Il regno dei cieli è anche simile a una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni genere di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva, poi si mettono a sedere e raccolgono il buono in vasi, e buttano via quello che non vale nulla (Matteo 13:47, 48)
Quella del nostro versetto è chiamata “La parabola della rete”, ma stamattina vorremmo definirla “La parabola della rete e dei vasi”.
Non è questo il contesto dove approfondire il significato di tutte le parabole del regno e dei tanti concetti in esse rivelati, ma è interessante notare come vi siano due “momenti” nella narrazione: quello iniziale che mostra una rete gettata in mare e, piena di ogni genere di pesci, portata a riva, quello conclusivo dove il contenuto della rete viene conservato in vasi per destinarli all’uso previsto.
Parlando di rete, viene naturale e immediato pensare alla promessa di Gesù a Pietro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” e, sebbene non vi sia un diretto collegamento fra i due concetti, altrettanto istintivamente si prova a capire e spiegare la parabola alla luce della promessa.
Compito della chiesa, dunque, è gettare le reti, mediante la testimonianza personale, la predicazione e l’evangelizzazione e nel farlo desiderare di “prenderne molti”.
Volendo continuare nell’applicazione è necessario comprendere però, che la “destinazione” del pescato non è rimanere nella barca o sulla battigia, ma essere conservato “nei vasi”.
È Gesù stesso a chiarire il significato della parabola in maniera semplice e succinta: “Così sarà alla fine dell’età presente: verranno gli angeli e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente; lì sarà pianto e stridore di denti”.
Carissimi, i vasi ci parlano dell’approvazione di Dio, della genuinità di una vita rinnovata e trasformata dalla Sua grazia e destinata al cielo; quei vasi sono la nostra “destinazione finale”, il luogo nel quale ogni nato di nuovo desidera stare!