Lunedì, 29 Luglio 2024
Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe e la cui speranza è nel Signore, suo Dio
(Salmo 146:5)
La beatitudine che troviamo nel nostro versetto è quella di chi ha scelto di non confidare nell’uomo considerando la provvisorietà delle sue capacità e dei suoi disegni. L’uomo, infatti, anche il più potente, non può salvare e, alla fine, con lui periscono e vengono sepolti anche i suoi progetti.
All’opposto, la vita di colui che confida in Dio è caratterizzata dalla beatitudine, la meravigliosa sintesi della vera felicità e della concreta benedizione proveniente da una sana relazione con Dio.
L’uomo che ha per aiuto il Dio di Giacobbe si trova nella beata condizione di vivere un presente sereno in vista di un futuro pieno di speranza.
Per quanto questa condizione possa sembrare “normale” è abbastanza raro trovare “in natura” persone che vivono questa pace costante, questo appagamento inattaccabile.
In generale, chi oggi sta bene spesso si dimena fra due “patologie”: la paura di perdere la posizione e il desiderio avido di consolidarla e incrementarla, alimentato dalla stessa paura.
D’altro canto, chi vive un presente disagiato, di insoddisfazione e recriminazioni, riesce a sopportarlo soltanto sperando in un futuro migliore.
Per non parlare di chi, vivendo un presente doloroso, non riesce nemmeno a concepire il concetto di speranza, vedendosi ogni porta chiusa.
Ecco, perciò, che oggi lo Spirito Santo proclama la speranza che il Vangelo identifica in Cristo e nel Suo dono di grazia: chi confida in Lui, infatti, non solo trova provvidenza per oggi, ma anche speranza per domani.
Accostiamoci dunque a Cristo, con la certezza che chi crede in Lui non solo non avrà mai più sete, ma anche che l’acqua che Lui gli darà diventerà una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna.