Lunedì, 24 giugno 2024
Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: “… non date retta ai sogni che fate”
(Geremia 29:8)
Sebbene l’espressione “rincorrere i propri sogni”, “realizzare i propri sogni”, non “rinunciare ai propri sogni” e altre simili siano molto diffuse, non è facile risalirne alle origini e non esiste una fonte certa da cui provengono.
In ambito cristiano queste stesse espressioni sono spesso connesse alla vicenda di Giuseppe e dei sogni premonitori che gli vennero da parte di Dio.
Nonostante l’uso diffuso che si fa di quei sogni per incoraggiare a perseguire i “nostri” sogni, non è affatto escluso che nel piano di Dio essi non avessero lo scopo motivatore che generalmente gli viene attribuito.
Con rispetto del testo e del contesto, possiamo supporre che Dio mandò quei sogni per preservare i sentimenti di un ragazzino disprezzato dai fratelli, emarginato nella sua stessa famiglia, considerato – al pari dei figli delle serve – “di serie B”.
È molto probabile che quei sogni servirono a Giuseppe per “tenere duro” nella prova, per non lasciarsi andare allo sconforto nelle delusioni e nei tradimenti che subì.
Si potrebbe anche immaginare che quei sogni servirono a Giuseppe per accettare l’incarico di Viceré, e di riconoscere in quella “scalata al potere” qualcosa come non solo voluto da Dio, ma da Lui predisposto.
Si potrebbe, infine, ipotizzare uno scopo “preventivo” dei sogni per Giuseppe per preservarlo dalla tentazione della vendetta. Lui, infatti, non vide i suoi covoni schiacciare gli altri né la sua stella “inghiottire” il sole, la luna e le altre stelle.Giuseppe vide, semplicemente, che la sua famiglia si sarebbe inchinata davanti a lui.
Tornando al nostro testo, però, è importante evidenziare la cosa più importante:diversamente da quelli dei deportati di Babilonia, i sogni di Giuseppe non erano “suoi”, ma erano da parte di Dio per lui!
Cari amici e fratelli, Dio ci aiuti a intendere bene la Sua Parola per non essere tratti in inganno dai “nostri” sogni, da ciò che desideriamo con la nostra mente, senza il necessario discernimento spirituale.
Come figli amati da Dio, non vogliamo essere dei cacciatori di sogni ma credenti fondati sulla Sua Parola e sulla Sua fedeltà. Sarà così, che dopo averLo visto operare, potremo esclamare:
“Il Signore ha fatto cose così grandi per noi che, quando le abbiamo viste, ci pareva di sognare” (Salmo 126).
Potremmo dire: “sognare a occhi aperti”